Presentazione
UN CONTRIBUTO DALLO PSICOLOGO
Genitori e Figli: un viaggio alla scoperta di nuovi mondi.
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Il modo in cui comunichiamo con i nostri figli ha un profondo impatto sul loro sviluppo e la nostra capacità di stabilire comunicazioni empatiche e attente alle esigenze del bambino lo aiuta a sviluppare un senso di sicurezza che gli fornisce una base importante per affrontare il mondo.
Una buona stima di sé è correlata alla capacità di dare un senso agli avvenimenti che intercorrono fra loro e noi genitori. Molte volte le nostre risposte toccano aspetti non risolti della nostra storia e ferite che credevamo superate vengono riattivate con emozioni accentuate proprio perché contengono un più che risale al nostro passato.
Così la nostra relazione con i nostri genitori ,le rabbie infantili ancora non rielaborate , i dolori che hanno caratterizzato i nostri anni passati ci spingono , a volte, ad agire in maniera incomprensibile non solo per i figli ma anche per noi. Non sempre è facile mettersi in contatto con aspetti di noi che consideriamo negativi, di accettarli come parte delle nostra storia, di sentirli che possono diventare un tesoro se recuperandoli al ricordo ,alla comprensione ci permettono di identificarci con il nostro bambino riuscendo così a comprendere che le emozioni che lui ci sta comunicando non sono poi così tanto diverse dalle emozioni che avevamo vissute quando eravamo noi i bambini con i nostri genitori.

Certamente non possiamo cambiare ciò che ci è successo nella nostra infanzia però possiamo cambiare il nostro modo di guardare e pensare a quegli eventi. Pensare in modo diverso alla storia della propria vita significa anche essere consapevoli delle esperienze presenti, incluse emozioni e percezioni e apprezzare il modo in cui il presente risente degli avvenimenti del passato.

Gli studi nel campo dell’attaccamento mostrano come lo sviluppo di un sé sicuro nel bambino sia strettamente correlato alla capacità dei genitori di comprendere il proprio bambino .Nella nascita della relazione fra i genitori e il figlio importante sono i genitori .
Contrariamente a quanto molti credono, le esperienze dei primi anni di vita di ciascuno di noi non determinano il nostro destino; se abbiamo avuto un’ infanzia problematica ma siamo comunque riusciti a capire il senso di quelle difficili esperienze,se siamo disposti a ripensare la nostra storia con benevolenza e riflessione ,se siamo capaci di perdonarci e di perdonare i nostri genitori perché anche loro sono stati figli e così i loro genitori ,forse possiamo creare delle nuove interazioni con i nostri bambini e quando proprio qualcosa non va ,il riflettere su noi può aprirci nuove vie alla comprensione .
Quando questo non avviene per i più svariati motivi ( i sensi di colpa mandiamoli via) tenderemo invece a riprodurre fraintendimenti che a volte si trasmettono e si perpetuano di generazione in generazione.

Lo sviluppo della personalità di un bambino è ovviamente influenzato da numerosi fattori, tra cui la genetica, il temperamento, la salute, l’ambiente. Se su alcuni di questi fattori non possiamo influire su altri la nostra riflessione può essere molto importante. La relazione genitore – figlio costituisce nei primi anni di vita una parte molto importante delle esperienze che plasmano in maniera diretta la personalità del bambino.
L’ intelligenza emozionale, l’autostima, le capacità cognitive e sociali si formano anche sulla base di queste relazioni precoci .

Gli studi delle neuroscienze hanno rivelato che a partire dai primi momenti di vita il nostro cervello è in grado di rispondere alle esperienze modificando i collegamenti tra i neuroni, le cellule che costituiscono le unità più semplici su cui si basa il suo funzionamento.
Tali connessioni rappresentano la struttura portante del cervello e si ritiene svolgano un ruolo essenziale nei processi che permettono di ricordare le esperienze. La struttura del cervello plasma le sue funzioni; le funzioni del cervello creano la mente. Anche se le informazioni genetiche determinano aspetti fondamentali dell’ anatomia cerebrale, sono le esperienze che generano la rete di connessioni unica e tipica che forma il cervello di ciascun individuo.
In questo modo le esperienze plasmano la struttura del cervello e quindi creano la mente che definisce ciò che siamo.

Dietro ogni comportamento esiste un livello più profondo, dove si trovano le radici di motivazioni e azioni; questo livello più profondo è ciò che chiamiamo “mente” . La capacità di percepire la mente ci consente quindi di andare oltre la superficie di un’ esperienza e nel rapporto con i nostri figli ci consente di stabilire interazioni basate sull’ empatia e la comprensione emotiva.
Quando parliamo con i nostri bambini dei loro pensieri , ricordi o sentimenti, creiamo esperienze interpersonali che sono essenziali per lo sviluppo delle loro capacità di conoscere sé stessi e di porsi in relazione con gli altri.
I nostri figli non hanno costantemente bisogno di una nostra totale disponibilità, ma di sentirci presenti nelle interazioni che richiedono un coinvolgimento emotivo. Essere genitori consapevoli vuol dire inoltre agire intenzionalmente, cioè essere capaci di scegliere comportamenti che rispondano alle esigenze emozionali dei nostri figli.

Divertirsi con il proprio figlio e condividere con lui lo stupore di scoprire ciò che significa sentirsi vivi è parte di un mondo pieno di meraviglie che diventeranno cruciali per lo sviluppo nel bambino e per il suo senso positivo del sé.

Stefano Dongili
Psicologo
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